A Parigi tra macrofagi, ginnastica artistica e orecchiette

 

Freddi i francesi e i parigini; freddo il clima. Come avviene sempre quando ci si trasferisce in un nuovo posto, l’arrivo a Parigi non è stato dei più semplici. In poco tempo, però, le cose sono migliorate e oggi ho tanti amici.

Un grande aiuto nel mio inserimento è arrivato dal posto in cui vivo: la Cité universitaire, una struttura legata all’università che ospita studenti, dottorandi, ricercatori, a volte anche professori stranieri.

È strutturata in un insieme di edifici “nazionali” chiamate “Maison” (casa, in francese). Io vivo nella Maison de l’Italie, abitata per circa l’80 per cento da italiani; qui di fronte c’è quella del Giappone, c’è poi quella del Libano, del Marocco, dell’Argentina, della Cambogia e di molti altri Paesi che hanno importanti flussi di studenti e ricercatori verso la Francia.
La Cité universitaire è un micro-mondo in cui sono concentrate moltissime nazionalità e culture: ciò mi ha consentito di poter frequentare altri italiani, ma allo stesso tempo di conoscere colleghi stranieri.

A rendere ancora più piacevole l’ambiente sono gli eventi che vengono spesso organizzati dalle Maison per far conoscere la propria cultura nazionale agli altri residenti della Cité. Per esempio, noi italiani in questi giorni siamo impegnati nella preparazione di un atelier di cucina del nostro Paese. Organizzeremo una giornata in cui insegneremo, a chi vorrà parteciparvi, a fare la pasta in casa. Abbiamo scelto le orecchiette: spiegheremo come si fa l’impasto, poi prepareremo insieme la pasta e alla fine la cuoceremo. Ciascuno potrà poi portare a casa le orecchiette che ha cucinato insieme a un libro di ricette italiane. A Parigi sono arrivata circa sei mesi fa grazie a una borsa di studio AIRC.

All’Institut Curie sto lavorando a un progetto che si inserisce in uno dei filoni in questo momento più attivi della ricerca sul cancro: il rapporto tra sistema immunitario e tumore. In particolare studio i macrofagi, cellule del sistema immunitario che tendono a essere “ingannate” dal tumore e, per questo, piuttosto che combatterlo, finiscono per aiutarlo a evadere la risposta immunitaria, a crescere e a dare luogo a metastasi.

Nel dettaglio sto cercando di capire il ruolo di una molecola denominata OX40ligando nei tumori del seno e dell’ovaio. Normalmente questa molecola funge da segnale per attivare il sistema immunitario, ma nei macrofagi, il cui comportamento è alterato dal tumore, non è chiaro quale sia esattamente il suo ruolo.

Il mio obiettivo è capire se OX40ligando possa essere un bersaglio terapeutico e, quindi se, bloccandolo, si possa avere un beneficio sull’attività del sistema immunitario contro il tumore o, viceversa, se una sua carenza possa risultare in una debolezza dell’azione immunitaria anti-cancro.

  • Eleonora Timperi

  • Università:

    Institut Curie, Parigi

  • Articolo pubblicato il:

    8 gennaio 2020