Quegli errori di “copia e incolla” che possono dare origine al cancro

 

Sono un ingegnere biomedico e fin dall’inizio del mio percorso universitario sono stato attratto dalla medicina. Soprattutto dall’idea di poter contribuire con il mio lavoro a migliorare la qualità di vita dei malati.

È così che ho cominciato la mia attività di ricercatore. Dopo numerose esperienze in Italia e in Europa, oggi lavoro all’Italian Institute for Genomic Medicine a Candiolo, dove studio principalmente il legame tra i meccanismi di traduzione dell’informazione genetica e il cancro. Prima che l’informazione genetica sia trascritta e utilizzata per dar vita a proteine, viene sottoposta a un complesso processo di pulitura e ri-assemblaggio.

Alcune porzioni di DNA vengono rimosse e quelle rimaste sono rimesse insieme a formare l’insieme di istruzioni necessario a dare origine a una proteina. È un meccanismo molto complesso che prende il nome di “splicing” (dall’inglese to splice, congiungere) e che garantisce la possibilità per la cellula di sintetizzare un gran numero di proteine diverse e funzionanti a partire dalla combinazione di un limitato numero di pezzi di materiale genetico. Quando il meccanismo di splicing si inceppa possono insorgere delle malattie. Con il nostro lavoro vogliamo capire quali alterazioni nel meccanismo di splicing possono dare origine al cancro.

La nostra attenzione è per il momento focalizzata in particolare sul tumore della prostata e sui sarcomi, specie quelli pediatrici.

Le prime fasi della ricerca ci hanno consentito di identificare, nel tumore alla prostata, alcune proteine alterate che potrebbero diventare il bersaglio di nuove strategie farmacologiche. Queste possibili terapie potrebbero ripristinare la funzionalità di queste molecole e quindi prevenire o contrastare la formazione del tumore.

La ricerca è solo ai primi passi, ma i risultati raggiunti finora sono promettenti e l’approccio se funzionerà potrà essere applicato ad altre neoplasie.

Di tempo libero, fuori dal laboratorio, ne rimane poco. Cerco di dedicarmi alle mie passioni: la musica, la fotografia, lo sport, soprattutto il nuoto e lo skateboard. Un interesse, quest’ultimo, che risale ai tempi in cui lavoravo all’Istituto Europeo di Oncologia, quando con un collega approfittavamo delle pause del lavoro per praticarlo nei posti più disparati. Dopo tutti questi anni la passione è rimasta ed è anche un modo per mantenere i contatti con gli amici e i colleghi.

  • Matteo Cereda

  • Università:

    Italian Institute for Genomic Medicine (IIGM), Candiolo (TO)

  • Articolo pubblicato il:

    10 gennaio 2020