Un nuovo bersaglio per restituire forza alla terapia ormonale

 

L’insorgenza e la crescita di alcuni tumori, come quello del seno e quello della prostata, sono influenzati dagli ormoni sessuali: gli estrogeni per il cancro della mammella, gli androgeni per quello della prostata.

Per questa ragione una delle strategie terapeutiche impiegate contro queste neoplasie è proprio la somministrazione di farmaci che, attraverso meccanismi diversi, contrastano l’azione degli ormoni.

Si tratta di un approccio ormai consolidato che tuttavia, spesso, dopo un primo periodo in cui si dimostra molto efficace può progressivamente smettere di funzionare. E in tal modo si ha una ripresa della malattia.

Il mio progetto di ricerca si focalizza su una proteina che pensiamo possa essere coinvolta nel processo che consente l’instaurarsi della resistenza alla terapia ormonale.

La proteina, denominata JMJD6, agisce come un regolatore epigenetico influenzando il modo in cui l’informazione contenuta nel DNA viene tradotta per costruire le proteine. Questa sua azione si ripercuote anche sui recettori ormonali, le componenti che rendono le cellule sensibili all’azione degli ormoni e su cui agiscono i trattamenti antitumorali.

Il nostro primo obiettivo è ora ricostruire nel dettaglio il legame tra JMJD6 e i recettori ormonali. Sebbene si tratti di un approccio di ricerca di base, crediamo che questo studio possa avere una forte rilevanza clinica. I primi risultati ci fanno infatti ritenere che la proteina sia fondamentale per il corretto funzionamento dei recettori. Se così fosse, in futuro potremmo utilizzarla come nuovo bersaglio terapeutico: bloccando JMJD6 attraverso appositi farmaci si potrebbe infatti prevenire lo sviluppo della resistenza alla terapia ormonale.

Il progetto è sostenuto da una borsa iCare-2, sostenuta da AIRC e Unione Europea, che mi ha anche consentito di tornare in Italia dopo diverse esperienze all’estero. Ora lavoro a Milano, all’Istituto Nazionale dei Tumori, ma in futuro mi piacerebbe anche fare esperienza in altri istituti e con altri gruppi di ricerca italiani. Sono tornata dall’estero non solo perché l’Italia è la mia casa, ma anche per sfruttare le mie esperienze per valorizzare me stessa e il mio Paese.

Sento di avere ancora tanta passione per la ricerca e in questo campo è la cosa più importante.

  • Bianca Cioni

  • Università:

    Fondazione IRCCS Istituto nazionale dei tumori, Milano

  • Articolo pubblicato il:

    21 giugno 2020